lunedì 21 novembre 2011

SANMINIATO WI-FI ZONE | FREE

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Confermate il tutto e siete pronti per navigare...!







lunedì 7 novembre 2011

CHIESA DELLA SS ANNUNZIATA

L’edificio religioso fu costruito, nel 1522, su un terreno appartenente all’antica Compagnia dell’Annunziata che poi fu donato agli Agostiniani Eremitani della Congregazione di Lecceto. Attorno alla chiesa, i monaci costruirono il proprio convento, con ampliamenti e restauri che si protrassero fino a tutto il ‘700. Con le soppressioni napoleoniche, i monaci lasciarono definitivamente questa sede che fu riscattata dalla Diocesi di San Miniato che elevò l’edificio di culto a chiesa parrocchiale.

ESTERNO
L’aspetto esterno della chiesa è frutto delle sistemazioni seicentesche. Costruita intermante con laterizi facciavista, del complesso spicca il prisma ottagonale coperto con una volta emisferica. L’edificio si affaccia su via Carducci attraverso un corpo, avanzato rispetto alle murature laterali, che contiene la bussola d’ingresso.

INTERNO
La chiesa è costituita da una pianta centrale di tipo ottagonale. L’altar maggiore, costruito nel 1663, è sovrastato da un affresco del XIV secolo, situato originariamente in un’edicola lungo la strada. Ai lati si aprono due cappelle minori dedicate rispettivamente alla Madonna del Buon Consiglio e a San Nicola da Tolentino. Gli affreschi della cupola e sulle volte delle cappelle sono di Antonio Domenico Bamberini; altre opere pittoriche furono realizzate da Giovanni Gargiolli. All’interno delle nicchie adiacenti alle cappelle trovano spazio sculture in terracotta raffiguranti Sant’Antonio Abate, San Tommaso da Villanova, San Martino e un Santo monaco martire, di autore ignoto.

DA SEGNALARE
All’interno dell’ex-convento, nella sala un tempo adibita a refettorio, si trova una delle rarissime copie della celebre Ultima Cena di Leonardo da Vinci, perfettamente conservata e risalente alla seconda metà del ‘500.

STATUA DEL CANAPONE E PIAZZA BUONAPARTE

LA PIAZZA
Piazza Buonaparte corrisponde all’antica Piazza del Ponticello. E’ comunemente detta “Piazza de’Polli” dal marcato settimanale che qui si è tenuto per secoli. Sulla piazza si affacciano importanti palazzi nobiliari sanminiatesi, fra i quali spicca il Palazzo Buonaparte, appartenuto al Canonico Filippo Buonaparte a cui fece visita nel giugno del 1796 il celebre Napoleone.
Sul lato occidentale della piazza si trova l’Oratorio dedicato ai SS Sebastiano e Rocco, costruito nel XVI secolo. Alla metà del ‘900 la chiesa versava in pessimo stato di manutenzione. Un gruppo di giovani pittori sanminiatesi, capeggiati da Dilvo Lotti e coadiuvati dalla popolazione, restaurò l’edificio proponendo interessanti raffigurazioni moderne.

LA STATUA DEL CANAPONE
Al centro della piazza è collocata la statua dedicata al Granduca di Toscana Leopoldo II di Lorena (1797-1870). L’affettuoso soprannome di Canapone sembra essere dovuto al colore dei suoi capelli, color “canapa” appunto.
La statua che lo vede raffigurato alla maniera dei filosofi classici, fu realizzata dallo scultore fiorentino Luigi Pampaloni nel 1843 per celebrare il granduca che aveva dotato la città di importanti istituti civili e finanziari. Egli infatti aveva istituito una Cassa di Risparmio di Prima Classe, la seconda in Toscana, il Tribunale di Prima Istanza Regia e la Sottoprefettura dipendente da quella di Firenze.

CHIESA E CONVENTO DI SAN FRANCESCO

Nel 1211 San Francesco si trovava presso l’Abbazia di Santa Gonda in località La Catena, nella piana sanminiatese. Alcuni nobili accorsero presso San Francesco, al quale fecero dono dell’antico oratorio longobardo dedicato a San Miniato. Immediatamente si costituì una comunità che si insediò nell’antica chiesa. Il primo progetto del convento, secondo la tradizione, fu redatto da Frate Elia, progettista anche della struttura di Assisi. Nel 1276 iniziarono i lavori per la nuova chiesa che fu ampliata fino a raggiungere le attuali dimensioni nel 1343. Nuovi interventi furono eseguiti fra il XVII e il XVIII secolo: fu innalzato il campanile e fu costruito il secondo chiostro. Il convento fu chiuso dal 1810 al 1827 e dal 1865 quando con l’Unità d’Italia furono venduti anche molti arredi. La struttura fu riscattata e i frati tornarono ad abitarvi dal 1882.

ESTERNO
L’intero complesso è caratterizzato da robuste strutture in laterizio facciavista. Sulla facciata, realizzata alla metà del ‘300, sono ancora leggibili i segni della struttura costruita nel 1276. Sia la struttura tardo duecentesca che quella trecentesca hanno una composizione “a capanna” con portale centrale, ai cui lati si aprono due edicole, sovrastato da un grande oculo.

INTERNO
La chiesa si presenta con una planimetria ad unica navata. Sulla destra si trovano gli altari della famiglia Stefani, della SS. Annunziata, di San Giovanni decollato, dei SS. Bernardino e Sorore e della famiglia Buonaparte, realizzati nel XVII secolo. Nella parete sinistra sono collocati gli altari rispettivamente della famiglia Mercati, della famiglia Buonaparte, di Sant’Antonio e della famiglia Portigiani.
Il transetto è tripartito con l’altar maggiore del 1796 e le due cappelle laterali dedicate a San Francesco e alla Madonna Immacolata.
Numerose sono le opere pittoriche seicentesche, anche se recentemente sono stati ritrovati antichi affreschi del primo ‘400.

CHIESA DI SAN DOMENICO

La chiesa è intitolata ai SS. Jacopo e Lucia anche se è conosciuta col nome di San Domenico, per la presenza dei Padri Domenicani dal 1345 al 1977. L’edificio è menzionato fin dal  1197 e fu edificio esclusivamente parrocchiale fino all’insediamento dei Domenicani. Nei secoli l’edificio fu notevolmente ampliato, fino a raggiungere le attuali dimensioni. A partire dal 1865 il chiostro e molti ambienti conventuali furono requisiti e passarono al demanio comunale.

ESTERNO
In origine l’edificio era orientato con il lato lungo parallelo alla strada. Solo attorno al 1395 la chiesa fu ampliata fino a raggiungere le attuali dimensioni. Importanti lavori di restauro furono eseguiti nel 1619 che segnarono la sostituzione delle cappelle quattrocentesche con gli attuali altari e la demolizione del portico sulla facciata. Agli inizi del ‘700 fu rialzato il tetto per ampliare le finestre. La facciata, rimasta incompiuta, è caratterizzata da filari di laterizi disposti per accogliere un rivestimento marmoreo che non fu mai posizionato. Il portale conserva le forme tardogotiche. La lunetta è suddivisa in tre parti e contiene un dipinto raffigurante la Madonna del Rosario con San Domenico e Santa Caterina ai lati, realizzato da Antonio Luigi Gajoni nella seconda metà del ‘900.

INTERNO
La chiesa si presenta ad una navata. La parte alta di ogni parete fu affrescata nel ‘700 dal pittore Anton Domenico Barberini con gli episodi della vita di San Domenico. Nella controfacciata, sulla destra, è situata la cappella di San Jacopo con l’affresco del Trasporto di San Giacomo (o Jacopo) con ai lati le figure di San Pietro e San Paolo, di autore anonimo. Nell’arcosolio di sinistra è situata la cappella dedicata a Santa Maria con affreschi raffiguranti angeli musicanti, angeli cantori e i Santi Antonio Abate, Giovanni Battista, Dorotea e Maddalena, opera del cosiddetto “Pseudo Ambrogio di Valdese” degli inizi del ‘400.
Sulla parete destra vi sono gli altari dedicati rispettivamente a Santa Rosa da Lima, San Domenico, Sisto IV e la cappella dei SS Cosma e Damiano, contenente il monumento funebre del medico Giovanni Chellini, attribuito un tempo a Donatello. Sull’altare della piccola cappella è collocata la tavola con la Vergine col Bambino e i SS Cosma e Damiano, Giovanni Evangelista e Tommaso, realizzata da Domenico di Michelino nel XV secolo.
Sulla parete sinistra vi sono gli altari dedicati rispettivamente a San Tommaso, San Michele Arcangelo, San Giacinto e la cappella del Corpus Domini ove è conservata la Deposizione di Francesco Morandini, detto “Il Poppi”, del XVI secolo.
Il transetto è suddiviso in tre parti. Sulla destra la Cappella Rimbotti o dell’Annunziata con gli affreschi di Niccolò di Pietro Gerini (XV secolo) raffiguranti gli episodi della vita della Madonna. Sull’altare è collocata la tavola Madonna con Bambino in trono e santi, realizzata da Lorenzo di Giovanni di Nofri (XV Secolo). Al centro l’altar maggiore, eretto nel 1695, su disegno di Anton Maria Ferri. Sulla sinistra la Cappella del Santissimo con la statua policroma della Madonna del Rosario.

CHIESA DEI SS. STEFANO E MICHELE

E’ una delle chiese più antiche di San Miniato. Sorta su una precedente cappella appartenente alla nobile famiglia dei Mangiadori, la chiesa dei SS. Stefano e Michele è citata per la prima volta in una bolla papale del 1194, firmata da Celestino III. Nel 1352 l’edificio fu ampliato e divenne la sede degli Ospedalieri di Altopascio, di cui rimane il simbolo del “tau” scolpito in una pietra incastonata sulla parete laterale.
Inizialmente il titolo era relativo solo a Santo Stefano Protomartire, tuttavia, nel 1583, fu aggiunto quello relativo a San Michele Arcangelo appartenuto all’antica chiesa longobarda, situata all’interno delle mura castellane. Nel 1758 fu elevata a prioria e in questa occasione fu completamente restaurata. Nel 1862 fu ampliato il presbiterio.

ESTERNO
Poco rimane della chiesa trecentesca, soltanto il basamento che si allunga verso la discesa che conduce a Piazza Buonaparte. L’attuale facciata, di gusto neoclassico, risale agli interventi settecenteschi. Sulla cuspide è collocata una scultura di Antonio Romagnoli, copia delle preesistente Madonna e distrutta dalla Seconda Guerra Mondiale.
Da segnalare, sulla parete laterale, l’antico portale, oggi tamponato, al quale si accedeva attraverso un ponticello che sovrastava la strada, un tempo molto più bassa.

INTERNO
All’interno sono collocate opere artistiche di vari genere ed epoca. L’altare maggiore è sovrastato da un crocifisso ligneo realizzato da Pietro Cavallini nel XV secolo. Gli affreschi raffiguranti I Quattro Evangelisti sono ottocenteschi, dipinti da Domenico Brogi. Le pitture della calotta absidale sono della mano del celebre sanminiatese Dilvo Lotti. Le ottocentesche statue lignee, collocate sugli altari laterali, raffigurano Santo Stefano, Il Sacro Cuore, Madonna con Bambino e l’Addolorata.

STATUA DI MARIA MADDALENA D'AUSTRIA


Abbandonato in un fosso, raccolto e affidato al deposito del Comune di San Miniato, in questo blocco di marmo fu riconosciuta la statua dedicata a Maria Maddalena d’Austria, Arciduchessa d’Austria, nonché, Granduchessa Reggente di Toscana.
Nel settembre del 1608 il Granduca di Toscana Cosimo II, si sposò, all’età di diciotto anni, presso Graz, con l’Arciduchessa. Morto prematuramente nel 1620, lo scettro di Cosimo II, passò alla madre Cristina di Lorena e alla moglie Maria Maddalena, alla quale lasciò anche il governo della terra di San Miniato e il suo Vicariato.
Alta quasi due metri, la statua di Maria Maddalena d’Austria doveva essere per un piccolo borgo, quale era San Miniato, un monumento davvero grandioso. Maria Maddalena d’Austria, infatti, fu una figura chiave per le vicende sanminiatesi del XVII secolo, in quanto contribuì, con la propria abilità diplomatica, ad attribuire a San Miniato il titolo di Città, necessario per l’erezione della Diocesi. I sanminiatesi dimostrarono la propria riconoscenza verso Maria Maddalena d’Austria erigendo in suo onore una statua in Piazza della Cittadella (l’attuale Piazza della Repubblica, meglio nota come Piazza del Seminario). Sappiamo che fu scolpita nel 1623 dal Susina, al secolo Antonio Susini, fiorentino e collaboratore del Giambologna. Da alcune descrizioni sappiamo che la statua era stata effigiata con lo scettro nella mano destra e con la sinistra posata su un leone, emblema della città, sostenente con la zampa lo stemma mediceo.
La statua rimase al suo posto fino al 1799 quando giunse a San Miniato l’esercito rivoluzionario francese. Furono rimossi e distrutti tutti gli stemmi araldici, sia quelli nei palazzi che quelli nelle chiese. Anche la statua di Maria Maddalena d’Austria fu atterrata e ridotta in pezzi.